Un'esperienza che consiglierei a tutti è quella di muoversi a piedi, un giorno, in una città; non è necessario che si tratti di una metropoli, va bene anche una cittadina media.
La percezione degli spazi cambia completamente.
Per me è stata una necessità, essendo qui senza mezzi; così ieri ho deciso di recarmi all'"Auchan" (un centro commerciale) a piedi, visto che non dista molto da dova vivo.
Ma a trasformare una zona in "extraurbana" non sono gli oggettivi chilometri di distanza dal centro di una città: è la conformazione stessa delle strade. A un certo punto spariscono i marciapiedi, le corsie si sdoppiano, la automobili ti sfrecciano accanto veloci. Capisci allora che quella zona non è stata concepita per un pedone. Camminando a piedi, stando bene attento a non farti investire, hai la precisa sensazione di essere un asociale, uno straccione.
Soggiorno momentaneamente in una cittadina molto ricca e curata a pochi chilometri da Torino: la classica periferia-bene, costellata di mega ville dotate di splendidi parchi. Uscita dalla zona pedonabile, però, mi sono trovata nel nulla; un limbo inquietante, sporco, mal tenuto.
Sono passata sotto un cavalcavia: c'erano rifiuti, un ombrello rotto. La paura si è sottilmente infiltrata lungo le mie vertebre.
Paura di che? Di uno spazio non protetto, non garantito; non umanizzato, direi, malgrado la grande massa umana che mi sfrecciava accanto in auto.
Il centro commerciale mi è sembrato enorme: troppo grande, alto, massiccio rispetto alle dimensioni di uno che va a piedi. E che giudica lo spazio con il suo metro di uomo, e basta.
Tutto intorno, parcheggi. Non una persona a piedi. mi sentivo fuori posto, avevo persino paura di tornare. Dopo un giro infruttuoso mi sono lentamente avviata; davanti a me si materializza un altro ragazzo a piedi: ha uno zaino, forse è un turista. Prendo a pedinarlo, seguo la sua scia. Non ho più paura.
giovedì 10 maggio 2007
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